CURTATONE E LA ROMAGNA TOSCANA Alessandro Minardi

La Romagna Toscana è una sottile striscia di terra, sul versante romagnolo dell’Appennino, suddivisa in 15 piccoli Comuni, governati da Firenze sin dal Medioevo e che con Firenze hanno condiviso ogni vicenda, compresa quella della gloriosa e sfortunata campagna del 1848.

Facciamo un breve passo indietro: quando venne istituita la guardia civica toscana, nel settembre 1847, in ognuno di questi Comuni si costituì immediatamente una compagnia, grazie al concorso morale e materiale di tutta la popolazione e delle istituzioni locali. Memorabili furono le sottoscrizioni pubbliche alle quali parteciparono categorie fini ad allora tenute ai margini della pur ridotta vita politica, quali ad esempio le donne, mobilitate in massa per la confezione delle uniformi, delle cartucce e per l’organizzazione di eventi pubblici per la raccolta di fondi. Forte fu anche la saldatura con il basso clero, impegnato non solo a benedire bandiere ma anche ad offrire oboli per la risistemazione dei quartieri militari.

All’inizio del 1848 possiamo contare 15 compagnie per un totale di 1800 uomini, ognuna delle quali con alloggi, comando, armeria ed istruttori assoldati a tempo pieno. Ancora prima della concessione dello Statuto Leopoldino, nel febbraio del 1848, la Guardia Civica divenne un’importante palestra di democrazia perché i militi dovevano eleggere i propri ufficiali, organizzati in liste elettorali composte da tre candidati. Questo sistema fu uno strumento per innescare il dibattito politico, mai visto prima in comunità così piccole e periferiche.

Per quanto riguarda l’organizzazione, a causa del parziale isolamento del territorio determinato dalla scarsità di vie di comunicazioni attraverso gli Appennini e dalla distanza dal porto di Livorno ove sbarcavano le armi acquistate dalla Francia, la Civica fu equipaggiata con armi e buffetteria prodotte a Modigliana, importante centro manifatturiero della Sottoprefettura di Rocca San Casciano. Venne così affidato il compito di realizzare i fucili all’armaiolo Giuseppe Ferdinando Liverani; giberne, cinturoni foderi per baionette e buffetterie in genere vennero realizzate da Filippo Ravaglioli mentre delle sciabole si occupò Carlo di Cosimo Bandini.

Quando fu chiaro che la guerra in Lombardia era imminente, furono chiamati a raccolta volontari e regolari spediti nei due campi di addestramento di Pietrasanta e Pistoia. Finalmente il 21 marzo il Granduca diede l’ordine di muovere le truppe. Nel contingente toscano vi erano circa 300 romagnoli, sia volontari che militari di professione appartenenti a tutte le armi: romagnoli ne possiamo così trovare tra Civici, Cacciatori volontari di Frontiera, fanteria (inquadrati nel reggimento Real Ferdinando), artiglieria, dragoni e addirittura tra gli universitari del Montanelli. Fra questi militari ricordiamo il tenente colonnello Pescetti, il Maggiore Ciani ed il Capitano Benericetti. Così come tra i volontari civici spicca Silvestro Lega, caposcuola dei macchiaioli ed autore di alcune tra le più importanti opere pittoriche del Risorgimento; Lorenzo Verità, fratello di Don Giovanni Verità, e Filippo Palanca eroe di tutte le campagne garibaldine nonché uno degli artefici nel 1860 dell’elezione di Guerrazzi all’Assemblea Costituente, nel collegio di Rocca San Casciano. Al battesimo del fuoco, i romagnoli toscani seppero farsi onore e già il 10 maggio vi fu il nostro primo caduto: Marco Albani, morto insieme al proprio comandante, il fiorentino Landucci, nella piana di Marmirolo durante una scaramuccia con gli ussari del Generale Benedek. A seguito dello scontro di Curtatone, quasi un terzo dell’armata Toscana fu messa fuori gioco. Ai morti e feriti vanno aggiunti gli oltre 1600 prigionieri fatti quel giorno. Di questi, 400 furono liberati dai piemontesi il 4 giugno a Castelfranco. Tra i 1241 censiti dal Peruzzi, che subirono la deportazione e prigionia in Boemia vi era anche il romagnolo Vincenzo Paci.

Curtatone per noi cambiò tutto; non a caso il primo atto di molte amministrazioni locali, all’indomani della caduta dei Lorena, fu celebrare solennemente la battaglia con messe e pubbliche cerimonie. La battaglia di Curtatone segnò la nascita del senso di Patria ed infuse un profondo desiderio di libertà in ogni borgo ed in ogni strato sociale, preparò il terreno alla trafila garibaldina del ’49.  Quale migliore occasione del prossimo anno quindi, in cui si celebreranno i 170 anni della trafila, per continuare a parlare di Curtatone e dei suoi eroi!